Il mondo del lavoro è come un enorme puzzle. Tu sei il pezzo che non si incastra da nessuna parte. – waxen

Non c’è proprio un cazzo da festeggiare. Se Cristo avesse avuto un lavoro adesso bestemmieremmo Eraclito. E il passatempo più trasgressivo dei bambini di satana sarebbe bagnarsi un paio di volte nel Lambro. Voglio dire, non sarebbe la stessa cosa. Il lavoro è una perdita di tempo illogica e irrazionale. Ti sfruttano obbligandoti a fare cose che faresti volentieri anche gratis: dondolarti sulla sedia, bestemmiare, entrare e uscire da un fiume. E poi io al lavoro mi annoio come doveva annoiarsi Dio il giorno che ha creato l’area del cono. E non è un problema mio, sia chiaro. In natura nessuno lavora, gli animali, le piante, la contessa Filo della Torre. Nessuno. Dici ok, ma se non lavorassimo chi ci darebbe il pane caldo, chi farebbe la birra, chi si metterebbe a tosare i kiwi? Vero, però avremmo tempo per capire dove vanno quelle cazzo di foche a prendere la birra e il pane caldo. Non c’è un cazzo da fare, senza lavoro stai meglio. Magari la vita durerebbe un po’ meno, senza medici e farmacisti, ma saresti molto più felice. Non avresti quest’ansia che ti corrode. Quest’ansia che ti fa mangiare una montagna di fibre per il terrore di farti trovare in disordine al momento della tua autopsia. Dio non voleva che lavorassimo. Voleva che impiegassimo il nostro tempo a contemplare la bellezza del creato, a migliorarci interiormente, a rivolgere il nostro sguardo gonfio di ammirazione al cielo. Anche perché con questo cazzo di pane caldo finirà che per dar via il corpo di Cristo dovranno metterlo nel kebàb. – azael

A me il lavoro piace, lo ammetto e non me ne vergogno. Tra tutte le perversioni fetish che ho il lavoro sta tra le asiatiche e le tette giganti: tre cose che guardo sempre con piacere senza averne mai provata una. Mio padre me lo diceva fin da bambino: “Studia, un giorno toccherà a te guardar lavorare gli altri”. Era una tradizione di famiglia e io ne ero orgoglioso. A volte accompagnavo mio padre nei cantieri a guardare i muratori, gli elettricisti, gli operai. Quanto ero fiero di mio padre! Quelli erano tutti sudati e invece mio padre no, poteva guardarli per ore, senza mai stancarsi. Mia madre diceva che gli assomigliavo ed aveva ragione. Per anni ho guardato annunci di lavoro senza mai stancarmi. Eppure, esattamente come le giapponesi con le tette grosse, io non l’ho mai trovato. Per me è timido e si nasconde. Oppure mi prende in giro. “C’è un lavoro!” – “Davvero?” – “Sarebbe uno stage non retribuito…”. Il lavoro è come un dodicenne che ti citofona e quando rispondi scappa. Io se lo becco gli faccio un culo, guarda! – coqbaroque

Da piccoli, quando vi hanno chiesto Cosa vuoi fare da grande?, voi, che avete risposto? Rappresentante, operaio, autista, saldatore, impiegato, barista? Non credo proprio. Volevate essere astronauta, o calciatore, o inventore, o pilota, o esploratore. Non volevate un lavoro, volevate un sogno. Poi, invece, alla maggior parte di voi, anzi, quasi a tutti per la verità, perché di astronauti, calciatori, inventori, piloti e esploratori, a conti fatti, ce ne son pochissimi, a voi hanno dato un lavoro: un lavoro, al posto di un sogno. E anche solo per questo motivo, voi, avete il diritto, ogni santo giorno, a farlo, il vostro lavoro, come perfette schiappe. – mix

Una mattina (cioè dopo i Simpsons) ero in casa a cercare lavoro. C’era una pila di vestiti alta come Tyrion Lannister sul mio letto, altrettanto lasciva. In compenso avevo fatto amicizia col gabbiano che ci bivaccava sopra. Ma nisba lavoro. Eppure avevo cercato ovunque. Quando a un certo punto, sotto la finestra… era lì… che mi guardava coi suoi occhioni irresistibili. Era un cucciolo di lavoro. “Lo potrò mantenere? Lo porterò a pisciare? Avrà i vermi?”. Ma poi ricordai che il lavoro è il miglior amico dell’uomo e aprii la finestra. Volò via, libero. “Vai!” – gli dissi – “Cambia le prospettive al mondo!”. Al primo colpo di vento si spiaccicò al suolo come un kiwi. Tornai in camera, il gabbiano stava cazzeggiando col mio fb. Decisi di dargli un nome. Magari Agapito. – demerzelev

Io, a lavoro, son di quelli che stanno peggio del padre, che è stato meglio del nonno. La mia laurea si può usare per incartare il pesce. C’è una concorrenza che se porto la mia ragazza a mangiare un panino, salta fuori una laureata Bocconi dicendo che me la dà per metà panino. Mi ero un po’ intristito, poi per fortuna l’agenzia interinale mi ha trovato questo annuncio, e adesso mi sono sistemato: “SEPOLTO VIVO – Azienda operante nel campo dei servizi all’inquietudine assume a tempo indeterminato candidati ambosessi anche senza esperienza. La figura si situerà nell’immaginario collettivo e, qualora meritevole, potrà trovare sbocchi di carriera tra le paure ataviche. Si richiedono sensibilità a tossine esotiche e/o tendenza alla morte apparente e/o estrema pigrizia. Il titolo di studio non costituisce pregiudiziale. Astenersi illusionisti”. – van deer gaz