Le strade per Roccaminarda sembrano raccontare ben poco di antiche tradizioni e di rituali arcaici. È un monotono succedersi di vie statali e provinciali, di depositi di bottiglie e fabbriche di vernici. Ma questo lembo di terra all’incrocio tra Campania, Molise e Puglia ospita uno dei fenomeni religiosi più interessanti dell’Italia dal dopoguerra a oggi. Qualcosa a metà tra il culto di Mamma Natuzza, la mistica calabrese che ostentava l’immagine di Cristo sulle piaghe delle ginocchia, e quello di Alberto di Serradarce, giovane seminarista morto in un incidente, il cui spirito si manifestava nel corpo e nella voce della zia Giuseppina Gonnella.

Non cercate Roccaminarda su Google Maps, perché non esiste. Abbiamo dovuto cambiare il nome del paese. I suoi abitanti non vogliono che la storia di Gaspare (anche questo nome è inventato) divenga subito preda del circo mediatico delle televisioni e degli smartphone, dei pullman di pellegrini e delle frotte di scettici.

Il nostro diritto alla cronaca finisce per soccombere di fronte alle minacce, anche fisiche, subite dal sottoscritto quando è andato a Roccaminarda per informarsi sui fatti. Eppure il culto di Gaspare si sta diffondendo nelle zone limitrofe, complice il passaparola e persino qualche pagina social a lui dedicata, presto rimossa dai moderatori.

Ma chi è davvero Gaspare? È un ragazzo sui trent’anni, dalla tipica parlata in italiano regionale, simile a quella di chi consegue una laurea triennale in Scienze dell’Educazione. Gaspare ci riceve nella sala da pranzo della casa materna, tra le sorpresine degli ovetti Kinder sulle mensole e qualche souvenir di turismo religioso: una Vergine di Czestochowa dai riflessi catarifrangenti e un barometro che ha le fattezze del Bambino di Praga.

Sono un ragazzo come tanti che sta vivendo qualcosa di straordinario”. Incalzato dalle domande, il giovane si sbottona. “È iniziato tutto una domenica pomeriggio di due anni fa, era la Domenica delle Palme. Sentii un dolore fortissimo allo stomaco e – perdonatemi l’espressione – corsi in bagno. Dopo avere fatto i miei bisogni, mi pulii le parti intime e mi accorsi che sulla carta igienica c’era una macchia di sangue. Ma la cosa eccezionale era che questa macchia di sangue sembrava raffigurare il volto di Gesù“.

La reliquia è stata incorniciata ed è esposta a casa di Gaspare, in quello che i suoi familiari chiamano il “Salotto dei Sacri Tesori“.

Ma è solo il primo di tanti fenomeni che si manifestano ogni domenica pomeriggio, quando Gaspare va di corpo. “In un primo momento erano solo di macchie di sangue che disegnavano immagini religiose. Questo è San Francesco di Paola, questa è Santa Lucia, mentre questo foglio più variopinto rappresenta le tentazioni di Sant’Antonio nel deserto, almeno credo. Ci ho messo giorni per capire cosa fosse e ho chiesto persino la consulenza di un esperto di agiografia“. In effetti si tratta di un’immagine piuttosto indecifrabile, dove la figura della rana (simbolo demoniaco) forse somiglia troppo al Kermit di Muppet Show.

Poi la situazione si è evoluta. “I dolori sono aumentati e, oltre alle frequenti emorragie rettali, anche i miei escrementi hanno iniziato ad assumere forme sacre“.

È compito di Caterina, la sorella maggiore di Gaspare, raccogliere le feci, essiccarle e conservarle sottovuoto, in tante piccole teche da museo anatomico. La somiglianza con autentiche figure religiose è impressionante: San Giovanni Evangelista mantiene un libro tra le mani, mentre sotto il piede della Vergine Maria c’è persino un serpentello che si contorce.

Ma ancora più impressionante è il fatto che le evacuazioni di Gaspare, da almeno sei mesi, abbiano sempre la forma della testa di San Pio da Pietrelcina. “È il santo più amato dagli italiani – afferma Caterina – perché è il più vicino a loro. È il santo della gente, è uno che se fosse vivo oggi non negherebbe a nessuno l’amicizia su Facebook, anzi starebbe ogni mattina ad augurarti il buongiorno“.

Quando facciamo notare a Caterina che le modalità in cui Padre Pio si manifesta potrebbero essere piuttosto imbarazzanti, la donna non nasconde una certa irritazione. “Non è dato a noi sapere come i santi vogliano manifestarsi a noi mortali. Se San Pio vuole presentarsi a noi come un escremento, non siamo in diritto di giudicarlo“.

Ogni domenica pomeriggio la gente del paese affolla la casa del “giovane dei miracoli”. C’è chi gli porta doni (soprattutto prugne secche, di cui il ragazzo è goloso), chi cerca una parola di conforto, chi pretende di toccare le opere di Gaspare nella speranza che abbiano proprietà taumaturgiche. Non mancano i tentativi di strumentalizzazione ideologica: la sezione locale di CasaPound sostiene che l’ultimo 29 Luglio, anniversario della nascita di Mussolini, Gaspare abbia evacuato una perfetta riproduzione dell’immagine del Duce. Altrettanto significativo, per gli esponenti dell’estrema destra, il fatto che nella ricorrenza del 25 aprile le feci di Gaspare siano state liquide, simbolo della mollezza e dell’inconsistenza della Repubblica Italiana.

Sul fenomeno svolge le sue ricerche anche un noto antropologo, che preferisce restare anonimo. “La religiosità popolare è strettamente connessa alla carne, al sangue e alle secrezioni corporali. Il fatto che gli escrementi di Gaspare assumano forme sacre rafforza l’idea stessa di santità. È come se il tocco divino santificasse anche ciò che è più impuro, rendendo l’intero corpo di Gaspare un altare su cui si celebra un rituale religioso. Anche la regolarità dei miracoli rappresenta la continuità della presenza divina nel vissuto del giovane e della comunità che lo circonda“.

Gli chiediamo se crede all’autenticità dei miracoli. “Il compito dell’antropologia non è quello di svelare una mistificazione o di confermarne l’autenticità. Ho comunque sottoposto il caso a un esperto di reti neurali. C’è una possibile spiegazione scientifica: il retto e lo sfintere di Gaspare funzionano come una stampante 3D. Hanno trovato il modo di riprodurre il modello delle immagini sacre impresse nella mente del ragazzo, che come sappiamo è un fervente cattolico. Per comprendere fino in fondo il modo in cui avviene il tutto, sarebbe necessaria una colonscopia, ma finora l’interessato non ha dato il consenso”.

Anche la Chiesa tace, sebbene la parrocchia di Roccaminarda esponga, in una cappella minore, alcuni prodotti donati da Gaspare alla comunità.

Il parroco non si sbilancia, pur descrivendo il ragazzo come “persona esemplare e devota“. “Non è nella prassi ecclesiastica imporre colonscopie ai propri fedeli. La Chiesa s’insinua nelle anime e nei cuori, non altrove. Il caso è stato sottoposto alla Curia e attendiamo risposta. Ma credo che di Gaspare sentiremo ancora parlare. E, chissà, forse tra cento anni ci sarà qualcun altro che produrrà col proprio corpo statuine a forma di Gaspare“.