A 24 anni mi dovevo sposare, poi come bomboniere scelsi delle simpatiche palline vibranti e lei mi lasciò proprio sul più bello: la scelta della torta. Alla madre venne un ictus e morì appena 15 anni dopo, mentre il padre fu costretto a vendere gli organi del fratellino piccolo per rimborsare la caparra del ristorante. Mia madre, invece, continuò a farsi i cazzi suoi, ma morì ugualmente l’anno dopo, per cause accidentali. Saltò per aria durante un attentato kamikaze; i fili del giacchetto esplosivo fecero cortocircuito con la sua collana di perle, prima ancora di arrivare al bersaglio prestabilito. Mio padre, quando venne a sapere della faccenda, non batté ciglio, ma grazie al funerale di mia madre e una serie di fatture gonfiate, trovò i soldi per comprarsi un biglietto per il Brasile di sola andata. Oggi fa il talent-scout di giovani promesse per la lega canadese di curling. Io, 13 anni dopo, non mi sono ancora sposato ma è come se avessi accettato.